Abbiamo l’impressione, al pari di altri analisti, che la guerra in Ucraina, con i suoi tempi apparentemente “dilatati”, non serva soltanto allo scopo di distruggere le istituzioni globaliste e costruire l’indispensabile sconfitta militare della Cricca, ma abbia anche il compito di ingigantirsi e arrivare a un punto di rottura in un preciso, ignoto momento nel futuro, probabilmente all’unisono con altri avvenimenti (ad esempio negli Stati Uniti, in Medio Oriente e/o in Asia), in una specie di “convergenza delle crisi”, il cui manifestarsi porterà al risveglio della quasi totalità della popolazione mondiale (quel “Grande Risveglio” di cui ci è stato detto con anni di anticipo da Q) e aprirà la strada alla liquidazione definitiva della Cricca. Se abbiamo ragione, del tutto o in parte, sarà il tempo a dirlo, per ora ci limitiamo a osservare gli eventi in questo articolo, che abbiamo definito “aperto”, nel senso che nasce per essere di volta in volta aggiornato con l’evolversi della situazione, un articolo fatto per la maggior parte di brevi commenti da noi pubblicati prevalentemente su Telegram.
Siamo all'escalation? Sembrerebbe proprio di sì: la Russia che afferma di essere in "guerra" (non più in un'"operazione militare speciale"), voci di truppe regolari NATO giunte sul suolo ucraino, adesso l'attentato terroristico al Crocus City Hall nel cuore di Mosca. Ricordiamo quello che c'è in ballo: la distruzione delle strutture economiche e politiche del Nuovo Ordine Mondiale (comprese UE e NATO), lo smantellamento dell'apparato di controllo mentale della popolazione mondiale (rete dei media tradizionali e social), il risveglio della popolazione tramite operazioni psicologiche (benefiche) appositamente studiate e calibrate, scioccanti per molti. È questo il copione che è stato scelto? È questo il motivo per cui la Russia ha prolungato le operazioni, sincronizzandosi col caos pre-elettorale americano? È questo il motivo per cui la Russia ha mantenuto aperte le rotte di rifornimento dell'esercito ucraino, in modo che gli arsenali della NATO si svuotassero il più possibile? Presto avremo una risposta a queste e a molte altre domande.
L'escalation verso la minaccia della terza guerra mondiale "cinetica" ha compiuto un altro passo, forse due, con l'attacco iraniano a Israele. Immediato il coinvolgimento del Regno Unito, ovviamente a fianco degli israeliani. Mosca ha messo in guardia Israele e gli USA su eventuali azioni contro l'Iran, paese dei BRICS. In questi momenti così carichi di tensione, come non se ne vedevano da molti decenni, ricordiamo a tutti il drop di Q numero 64: "Se le luci dovessero spegnersi, per favore ricordatevi che abbiamo il controllo. Non fatevi prendere dal panico. Siamo preparati e gli asset sono al loro posto. Dio vi benedica."
La Russia sta vincendo su tutti i fronti:
- contro la NATO in Ucraina
- in Africa, dove sta cacciando la Francia
- in Siria contro gli alleati degli USA/ISIS
- con i BRICS e il Sud del mondo contro l'egemonia del dollaro americano
- dal punto di vista diplomatico, Putin è il leader più rispettato al mondo
https://twitter.com/angeloinchina/status/1783016414426927584?t=n9yjwX59cmVLqWKbkHEoNw&s=19
La Russia mostra al mondo che l'esercito ucraino è alle corde e che può sfondare il fronte quando vuole, conquistando oltre 30 chilometri quadrati in poco tempo, utilizzando solo 4-5 battaglioni di fanteria in un punto in cui l'attacco era comunque atteso.
Nell'ultima settimana, gli ucraini hanno perso quasi mille uomini al giorno.
Il livello dello scontro si è alzato di parecchio nelle ultime settimane, in seguito ai tentativi ucraini (di certo assistiti dall’Occidente) di colpire i radar di allerta nucleare precoce situati negli Oblast di Krasnodar e Orenburg. Si tratta di strutture complesse, irrinunciabili per una potenza nucleare globale come la Russia e non rimpiazzabili in breve tempo. Qualora una sola di queste venisse distrutta, si aprirebbe una breccia nel sistema russo di allerta precoce che potrebbe preludere a un imminente attacco atomico contro la Federazione. Una tale minaccia, anche solo potenziale, aprirebbe la porta, secondo la dottrina nucleare russa, all’uso preventivo delle armi atomiche. Anche se sappiamo, per quello che stiamo scrivendo da anni e che rappresenta il fondamento del nostro lavoro, che questa eventualità è da escludersi, quello che qui conta, a livello di analisi, è lo svolgersi delle operazioni militari non solo sul campo di battaglia classico, ma anche su quello psicologico: conta, insomma, il montare della tensione. Da questo punto di vista, un’ulteriore spinta viene da molti paesi NATO, tra cui USA, Germania e Francia, che stanno decidendo di togliere le restrizioni all’uso delle armi da essi forniti: tali armi potranno forse essere utilizzate per colpire il territorio russo in profondità (ivi compresi, immaginiamo, i radar di allerta precoce di cui sopra). Le cose sono giunte a un punto tale che, se l’apparato dei media non edulcorasse od omettesse le notizie, potremmo trovarci ad un livello di tensione e di panico quasi paragonabile a quello della crisi dei missili cubani del 1962. Siamo di fronte a due strategie diametralmente opposte: i globalisti vorrebbero portare il mondo all’olocausto nucleare tenendo la popolazione anestetizzata e inconsapevole fino all’ultimo momento, i Patrioti vogliono invece il risveglio generale del popolo, forse anche utilizzando lo spettro della guerra nucleare, ma senza arrivarci davvero. Se l’obiettivo è questo, per raggiungerlo sarà probabilmente necessario portare il “gioco” ancora più in là.“Solo al precipizio [momento della distruzione] la gente troverà la volontà di cambiare” Q#4407.
Citando il sempre ottimo Umberto Pascali, importanti crepe iniziano ad apparire nelle posizioni occidentali sull’Ucraina. Le parole di Lavrov all’ambasciatrice USA a Mosca Lynn Tracey, pronunciate in seguito all’attacco contro Sebastopoli, avrebbero provocato il panico nell’establishment USA: oltre a quanto dichiarato alla stampa, il Ministro degli Esteri russo avrebbe notificato all’ambasciatrice che la Russia non si considera più in una situazione di pace con gli USA, si considera quindi in una sorta di non-pace (ricordiamo a tutti che, in ogni caso, il controllo delle armi nucleari americane è rimasto nelle sicure mani di Trump e dei militari che lo spalleggiano: vedi articoli sulla devolution). Il fronte anti-russo appare sempre più sfilacciato, con la Polonia che fa un passo indietro rispetto all’ipotesi di un coinvolgimento militare diretto e la Turchia, membro NATO, che si è messa in coda per entrare nei BRICS. In più, abbiamo tutta una serie di distinguo da parte di vari paesi, come la posizione della Slovacchia e una certa riottosità della stessa Italia, la cui base aerea di Sigonella non verrebbe più utilizzata, almeno al momento, per il decollo dei droni della NATO diretti verso il Mar Nero. Pare anche che la Russia sia intenzionata a creare, sul Mar Nero, una no-fly zone. Sempre di no-fly zone, stavolta sull’Ucraina, continuano a parlare i paesi NATO: per ora ci sembra un’ipotesi poco praticabile e rappresenterebbe una dichiarazione di guerra alla Russia in piena regola, per cui probabilmente si tratta di chiacchiere vuote. Si complica l’idea di vendere i beni russi congelati in Europa per sostenere l’Ucraina: l’Arabia Saudita, membro dei BRICS, ha affermato che, se tale ipotesi si concretizzasse, inizierebbe a vendere il debito francese. L’oppositore principale alle politiche antirusse in seno alla UE, l’ungherese Orbán, una volta assunta la carica di Presidente di turno dell'Unione Europea (incarico che durerà 6 mesi) ha iniziato un giro di consultazioni per intavolare le trattative di pace, sostenendo colloqui, nell’ordine, con Zelensky, Putin e Xi, tra le critiche e le prese di distanza dei guerrafondai europei. Esiste la possibilità che siano già in atto, a livello per ora non ufficiale, dei tentativi da parte di più paesi di mettere effettivamente in piedi delle trattative e che si possa assistere, nel medio periodo, a una de-escalation della situazione ucraina. Oppure, si sta dando la possibilità a dubbiosi e infiltrati anti-globalisti di sganciarsi dal treno della guerra, in modo tale da costringere i fantocci della Cricca a giocarsi la carta dell’escalation e dell’eventuale avventura militare a ranghi ridotti. Gli ultimissimi eventi ci fanno propendere per la seconda ipotesi: la NATO ha annunciato ufficialmente la consegna degli F-16 all'Ucraina e il nuovo Primo Ministro britannico Keir Starmer ha autorizzato gli ucraini a utilizzare i missili inglesi per colpire il territorio russo. Gli F-16 che parteciperanno a missioni contro i russi saranno considerati dalla Russia come obiettivi legittimi, anche se ospitati in paesi terzi.
Per un attimo, abbiamo avuto l'impressione che si stesse aprendo uno spiraglio: il 24 ha iniziato a circolare la notizia che l'Ucraina, apparentemente bypassando l'Occidente e la NATO, stava chiedendo aiuto alla Cina per intavolare trattative di pace con la Russia. Il giorno dopo c'è stata, puntuale, una dichiarazione del portavoce del Ministro degli Esteri cinese, che ci ha riportati con i piedi per terra e che brevissimamente riassumiamo: sia la Russia che l'Ucraina hanno lanciato segnali sulla volontà di negoziare, ma i tempi non sono ancora maturi, le parti sono troppo distanti e il conflitto è ancora in corso, con rischi di escalation e ricadute.
Rimane quindi in piedi l'ipotesi che vede, sulla strada che porta alla vittoria dei Patrioti, un progressivo e, in qualche modo, "sincronizzato" acutizzarsi della crisi ucraina e del deterioramento della situazione interna americana (senza perdere d'occhio il Medio Oriente), che si risolveranno con la definitiva sconfitta della Cricca.
L'esercito ucraino, che negli ultimi due mesi ha perso 115.000 uomini (circa 2.000 al giorno) e 400 chilometri quadrati di territorio, ha attaccato nella regione di Kursk, penetrando in territorio russo per circa 15 km e catturando 11 insediamenti. L'avanzata sarebbe stata fermata dal lavoro dell'aviazione e dell'artiglieria russa. Secondo alcune voci del campo russo, l'Ucraina avrebbe impiegato in questa operazione le ultime riserve. L'attacco sembra avere valenza soprattutto politica e di immagine, ma alcuni analisti sottolineano che, essendo l'esercito ucraino effettivamente alle dipendenze degli interessi occidentali (e statunitensi in primo luogo), il vero obiettivo potrebbe essere quello di eliminare l'ultimo gasdotto che porta il gas in Europa, stravolgendo il mercato europeo dell'energia ancor più a favore degli USA. Secondo la portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakharova, Zelensky avrebbe gettato le truppe nel tritacarne di Kursk per estendere tacitamente la mobilitazione per altri 3 mesi.
Cerchiamo di riassumere la situazione della regione di Kursk. Il 6 agosto, l'esercito ucraino ha lanciato un'offensiva a sorpresa al di fuori della zona dell'Operazione Militare Speciale e dei territori occupati, appunto nella zona di Kursk, in territorio russo. Non esistendo in questa zona le linee difensive russe, gli ucraini sono riusciti a penetrare in profondità, occupando un territorio di diverse centinaia di chilometri quadrati: si tratta della prima invasione della Russia (benché su scala minuscola) dalla seconda guerra mondiale. L'operazione costringe quindi i russi a dare la caccia a unità nemiche sparpagliate su un territorio piuttosto vasto. Si tratta di una strategia certamente pianificata con gli alleati occidentali, che dà dei frutti a livello di immagine e che, per quanto riguarda le perdite, è molto costosa per l'esercito ucraino, già a corto di uomini. Su tutto il resto del fronte, gli ucraini sono in arretramento e la loro situazione si è aggravata in seguito all'offensiva di Kursk, che li ha praticamente privati delle riserve. Se la speranza era di distogliere forze russe dall'Operazione Militare Speciale, si può dire che sia avvenuto il contrario. Da un punto di vista militare, gli ucraini avanzano, con relativamente poche forze, in un territorio immenso che hanno appena intaccato, e sono oggetto di tiro al bersaglio da parte delle forze russe, che impiegano nel settore di Kursk parte delle loro riserve e altre unità prima non impegnate nella SMO. Sul resto del fronte, i russi avanzano sempre più velocemente e le forze ucraine sembrano vicine al punto di rottura. Ad oggi, la situazione nella regione di Kursk non si è ancora stabilizzata. Verosimilmente, anche secondo gli analisti occidentali, l'Ucraina non sarà in grado di mantenere il controllo delle aree catturate, ma la Russia impiegherà settimane per liberare il proprio territorio. A questo quadro, bisogna aggiungere le finalità terroristiche da parte ucraina: non solo quelle, accertate, nei confronti della popolazione, ma anche un possibile piano per far esplodere bombe nucleari "sporche" in prossimità delle centrali atomiche di Kursk e Zaporizhzhya. Al momento, secondo Rosatom, la situazione militare intorno ai due impianti continua a deteriorarsi. Intanto, sul canale russo Rybar (la cui versione in lingua russa conta 1,3 milioni di iscritti) è emerso del malcontento su come parte della dirigenza russa non riesca a considerare i media occidentali per quello che sono, cioè parte attiva nel conflitto che agisce nell'ambito psicologico, funzionale nello sminuire il ruolo occidentale nel conflitto ucraino e, ultimamente, nell'offensiva di Kursk, della quale aiuta a nascondere i veri scopi. Una parte dei dirigenti russi più anziani, che proviene dalla scuola sovietica, vede le posizioni della stampa occidentale come il riflesso di interessi divergenti in seno all'Occidente stesso, piuttosto che come il frutto di un'elevata, accurata e collaudata centralizzazione, che ne fa un'arma potente e terribile. Qui sta l'errore. Nella nebbia della guerra è tutto molto incerto e spesso si inseguono e si sovrappongono ipotesi divergenti: sullo stesso canale, si ipotizza che possa essere in preparazione un attacco ucraino nel distretto di Glushkovsky per espandere la testa di ponte nella regione di Kursk. In questo senso, la storia della bomba nucleare "sporca" potrebbe essere un diversivo confezionato dai media occidentali (su ovvia commissione dell'apparato militare/CIA). Per questa operazione, gli ucraini potrebbero usare le cinque o sei formazioni di riserva rimastegli.
La situazione nella regione di Kursk sembra essersi stabilizzata, trasformando l’area in un’enorme sacca (o tritacarne) che intrappola le forze ucraine, il cui stato maggiore, in assenza di qualunque possibilità di successo altrove, continua a pompare in questo fazzoletto di territorio russo un gran numero di uomini e mezzi, che qui vengono distrutti a ritmo molto elevato. Sul resto del fronte, continua l’espansione delle forze russe. Nell’ultima settimana abbiamo assistito a un intensificarsi degli attacchi missilistici russi su infrastrutture e obiettivi strategici in Ucraina, con il culmine del 3 settembre, giorno in cui un missile ha colpito un centro di addestramento militare a Poltava, uccidendo centinaia di mercenari stranieri e istruttori svedesi, francesi e britannici. L’iniziale bilancio di 200 vittime sembra ampiamente sottostimato, il numero reale potrebbe superare le 700 unità. La propaganda occidentale ha dapprima cercato di dire che erano stati colpiti obiettivi civili, poi ha cercato di sminuire la gravità delle conseguenze dell’attacco, nonostante lo sciame di aerei medici della NATO che si è levato in volo nelle ore immediatamente successive. In Ucraina è avvenuto un importante rimpasto nel governo, con le dimissioni di numerosi ministri, tra cui quello degli Esteri, Dmytro Kuleba. Si è dimesso anche il Ministro degli Esteri svedese Tobias Billström: alcuni collegano questo atto improvviso al bombardamento di Poltava e alla morte di numerosi individui appartenenti alle forze armate svedesi.
13 settembre 2024
Mentre la Russia sta cacciando gli ucraini dalla regione di Kursk (l'intera operazione è stata solo un breve successo mediatico che sta comportando perdite rovinose) e di fronte all'arretramento dell'esercito ucraino su tutta la linea del fronte, i paesi occidentali si preparano ad autorizzare l'Ucraina ad utilizzare i missili a lungo raggio, da loro forniti, sul territorio russo, con la possibilità che possano colpire addirittura Mosca. I russi, che hanno parlato per bocca di Putin , considerano il "balletto" dell'autorizzazione solo un giro di parole inutile: gli ucraini non sarebbero mai in grado di agire da soli, ma dovrebbero usare dati provenienti da satelliti occidentali per guidare armi occidentali utilizzabili solo da personale della NATO. Ogni utilizzo di queste armi sarà quindi considerato come un coinvolgimento diretto dei paesi occidentali e come una sostanziale dichiarazione di guerra, con relative e proporzionate azioni di risposta da parte russa. Giuseppe Masala lo spiega molto bene con un articolo su L'Antidiplomatico: di solito parla prima il Viceministro degli Esteri Ryabkov (primo avvertimento), poi il Ministro degli Esteri Lavrov (secondo avvertimento), infine il Presidente Putin (ultimo avvertimento). Tanto che gli americani avrebbero preso sul serio le parole di quest'ultimo e l'autorizzazione all'uso potrebbe ipocritamente riguardare solo i missili inglesi e francesi e non quelli americani, più efficaci e numerosi. Più a lungo periodo, un modo per aggirare le ire russe (e il diritto internazionale) potrebbe essere quello di far assemblare le armi in Ucraina, in modo da "far finta" che siano gli ucraini stessi a produrle. Dubitiamo che una strategia così puerile, buona soltanto per essere rivenduta dall'apparato mediatico idiota e menzognero che ben conosciamo, possa essere di qualche efficacia. Intanto, forse il mondo si prepara ad assistere a un ulteriore passo importante nell'escalation.
Nonostante Zelensky abbia presentato ai suoi padroni occidentali dei piani di guerra che prevedono di colpire la Russia in profondità, il permesso di utilizzare i missili a lungo raggio gli è stato per ora negato. Al momento, l'escalation si è bloccata. Sembra che, al momento di prendere la decisione, un gruppo di generali americani si sia opposto. Questo gruppo aveva evidentemente la forza per prevalere. I Patrioti hanno il controllo.
1 ottobre - 16 novembre 2024
Il primo ottobre i russi hanno liberato Ugledar, centro strategicamente molto importante. Da allora, i guadagni territoriali della Russia sono aumentati in modo consistente, le postazioni ucraine risultano sguarnite di truppe, l'Ucraina ha perso la metà dei territori nella regione di Kursk. La guerra è virtualmente finita, prosegue soltanto per volontà dell'Occidente e per la prudenza della Russia a spingere sull'acceleratore.
Forse ci siamo, forse si sta materializzando l'inevitabile reazione alla vittoria dei Patrioti. Gli USA hanno formalmente autorizzato l'Ucraina a utilizzare armi americane a lungo raggio per colpire il territorio russo in profondità. Analoga autorizzazione verrà a breve concessa anche da francesi e britannici, per quanto riguarda le loro proprie armi a lungo raggio. Putin aveva chiarito, a settembre, che una decisione del genere sarebbe stata interpretata dalla Russia come una dichiarazione di guerra da parte dei paesi coinvolti. L'escalation ha fatto un balzo forse decisivo. Gli sforzi dei globalisti per ribaltare il tavolo prima della loro inevitabile fine sembrano essere stati incanalati verso una strada che risulta comunque fortemente controllata dai Patrioti, affinché la Cricca possa sparare le sue ultime cartucce facendo il minor danno possibile. Forse aumenterà vertiginosamente la tensione, forse il mondo dovrà prendersi un terribile spavento. Forse sono gli ultimi fuochi di una guerra che dovrà liberarci per sempre dall'incubo nucleare. Magari facendocelo "sfiorare", a futura memoria.
È stato reso noto, alla luce delle nuove minacce occidentali, il già preannunciato aggiornamento della dottrina nucleare russa. Questi i punti principali:
Il 21 novembre, la Russia ha lanciato un singolo missile da piattaforma stradale mobile RS-26 Rubezh contro un obiettivo a Dnipro, in Ucraina (Dnipropetrovsk). Il missile ha colpito un'impresa industriale di produzione missilistica Pivdenmash (ex Yuzhmash), di cui non è rimasto praticamente nulla. Questo il parere tecnico di Scott Ritter: l'analisi delle immagini dell'attacco indica che l'RS-26 trasportava sei testate indipendenti, ciascuna delle quali a sua volta distribuiva diverse submunizioni. Questo pacchetto di testate è destinato esclusivamente agli attacchi convenzionali. In precedenza, non era stata valutata la possibilità che la Russia equipaggiasse l'RS-26 con una testata di questo tipo.
Con l'introduzione del missile RS-26 dotato di armamento convenzionale, la Russia sta cambiando la natura qualitativa del conflitto, come promesso dal presidente Vladimir Putin.
L'Ucraina e i suoi alleati occidentali devono ora valutare il potenziale distruttivo di quest'arma e comprendere che la Russia può lanciare questa testata contro qualsiasi obiettivo in Ucraina o in Europa, sapendo che non esiste alcuna difesa contro di essa. “L'RS-26 viene prodotto a Votkinsk. Si stima che la produzione dell'RS-26, interrotta nel 2017, sia ripresa la scorsa estate. Con tassi di produzione stimati in 6-8 missili al mese, la Russia potrebbe aver accumulato un arsenale di 30-40 missili RS-26. Sebbene descritto come un missile balistico intercontinentale, la gittata dell'RS-26 dipende in realtà dal pacchetto di testate. Se armato con una singola testata, può superare la soglia dei 5.000 chilometri utilizzata per distinguere tra missili a gittata intermedia e intercontinentale. L'RS-26 non è entrato in produzione in serie a causa di questa ambiguità; all'epoca, la Russia era firmataria del trattato INF, che proibiva i missili a gittata intermedia.” Si stima che il pacchetto di sei testate convenzionali impiegato contro Dnipro abbia fatto rientrare l'RS-26 impiegato nella fascia di classificazione intermedia.
Fin qui Scott Ritter. Si comprende bene quale sia il messaggio politico dell'attacco, dato che questi tipo di missile può essere equipaggiato anche con testate nucleari.
"L’esercito russo ha inviato nella regione di Kursk le sue migliori unità, che attaccano 24 ore su 24 le posizioni delle forze armate ucraine, cercando di riconquistare il territorio russo prima dell’insediamento di Trump e di possibili negoziati." Lo scrive il Wall Street Journal.
"Attaccano costantemente: mattina, pomeriggio, notte. Penso che prima o poi ci respingeranno. Stanno aggiungendo più forze e più risorse e hanno l'obiettivo di raggiungere il confine ad ogni costo, quindi lo faranno", afferma il comandante di battaglione della 47a brigata Genii. Non tutti i combattenti ucraini sono d'accordo con la sua posizione: "Sono le migliori forze ucraine contro le migliori forze russe. In questa situazione, non vedo alcun motivo per cui dovremmo ritirarci", afferma il sergente Jean.
Secondo i funzionari ucraini, Mosca ha circa 45.000 soldati di stanza nella regione. Gli attacchi senza fine hanno permesso alla Federazione Russa di riconquistare nelle ultime settimane quasi la metà del territorio conquistato ad agosto.
Le forze russe in diversi settori superano quelle ucraine da 3 a 10 volte in termini di numero di fanteria. Allo stesso tempo, gli ucraini affermano che le loro brigate qui sono ben equipaggiate e ruotano regolarmente, a differenza del Donbass. Gli analisti ritengono che la Russia stia pianificando un’offensiva ancora più grande. In precedenza, lo stato maggiore ucraino aveva dichiarato che le truppe nordcoreane avevano già iniziato a combattere contro le forze armate ucraine nella regione di Kursk. https://t.me/wardigitalnews/16844
13 febbraio 2025
Siamo forse giunti al punto in cui questo "articolo aperto" potrà essere chiuso: l'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca e il suo insediamento, avvenuto meno di un mese fa, hanno già trasformato l'escalation del titolo in una de-escalation. I colloqui telefonici di ieri hanno formalmente aperto la strada verso trattative di pace che sanciranno finalmente la vittoria della Russia e dei Patrioti e la sconfitta dei nazi-globalisti e delle loro putrescenti istituzioni sovranazionali, che rispondono ai nomi di NATO e Unione Europea. A quanto pare, non è stato necessario provocare l'atteso risveglio di massa attraverso l'incubo di una guerra nucleare davvero sull'orlo di scoppiare, ma probabilmente sarà sufficiente la rivelazione, crediamo graduale, delle moltissime verità da lungo tempo nascoste sulla vera natura del potere globalista.
18 febbraio 2025
Sono iniziati a Riad i colloqui tra USA e Russia per la pace in Ucraina. L'Europa non è stata invitata; questa la posizione americana espressa lo scorso 14 febbraio: "Gli Stati Uniti non vogliono che ci siano troppe parti coinvolte nei colloqui sull'Ucraina. "Quello che non vogliamo fare è entrare in una discussione di gruppo", ha affermato Keith Kellogg, inviato di Trump per l'Ucraina e la Russia, a margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Kellogg ha chiarito che, anche se l'Europa potrebbe non essere fisicamente presente al tavolo dei colloqui di pace, gli interessi della regione saranno presi in considerazione."
https://t.me/geopolitics_live/43785
Secondo la stampa, l'Europa si spacca sull'invio di truppe in Ucraina...
Innanzi tutto, dubitiamo che gli USA, per non parlare della Russia, avallerebbero una tale soluzione: come si dice a Roma, se la cantano e se la sonano. Inoltre, l'Europa non ha né l'autonomia, né l'integrazione militare per procedere da sola. Poi, è chiaro che i Patrioti hanno sapientemente infiltrato e minato politicamente l'Unione Europea, per cui l'architettura nazi-globalista dell'UE si sta finalmente manifestando per quella barzelletta che è e come tale meriterà di essere ricordata. La Russia ha vinto la guerra e i suoi nemici devono stare a cuccia.
https://www.swissinfo.ch/ita/l'europa-si-spacca-sull'invio-di-truppe-in-ucraina/88889236
Il pesante giogo economico che Trump vuole imporre all'Ucraina (vedi, ad esempio: https://t.me/mondomultipolare/27023) va inquadrato nel contesto rivoluzionario. Da una parte, serve a sancire la sconfitta di una classe dirigente nazista che si è prestata ai giochi nazi-globalisti al punto tale non solo da sacrificare il proprio paese e la propria popolazione, ma addirittura da cercare di provocare un devastante incidente nucleare o da tentare di scatenare la carneficina della terza guerra mondiale cinetica. Dall'altra, serve a evitare che l'Ucraina, il cui popolo è stato avvelenato per lungo tempo da una feroce propaganda antirussa, possa nel breve riarmarsi e costituire una minaccia per il mondo. Siamo certi che, una volta conclusosi il processo rivoluzionario con la definitiva sconfitta della Cricca e la realizzazione della pace globale, all'Ucraina sarà consentito di svilupparsi e prosperare al pari delle altre nazioni, ma per ora la controrivoluzione, anche quella potenziale, deve essere schiacciata.
Abbandono della mediazione da parte degli USA dopo la firma dell’accordo sulle risorse minerarie: perché? Cerchiamo di interpretare l'ultima svolta nella mediazione americana sulla guerra in Ucraina, non secondo i normali parametri della politica estera, ma secondo l'ottica della rivoluzione in corso.
Il 18 febbraio scorso abbiamo scritto: “Il pesante giogo economico che Trump vuole imporre all'Ucraina [...] va inquadrato nel contesto rivoluzionario. Da una parte, serve a sancire la sconfitta di una classe dirigente nazista che si è prestata ai giochi nazi-globalisti al punto tale non solo da sacrificare il proprio paese e la propria popolazione, ma addirittura da cercare di provocare un devastante incidente nucleare o da tentare di scatenare la carneficina della terza guerra mondiale cinetica. Dall'altra, serve a evitare che l'Ucraina, il cui popolo è stato avvelenato per lungo tempo da una feroce propaganda antirussa, possa nel breve riarmarsi e costituire una minaccia per il mondo”. Il trattato appena firmato non è solo di un “giogo economico”, ma uno strumento politico di garanzia dopo la guerra e una porta chiusa in faccia alle entità globaliste che si sono spartite l’Ucraina sulla carta.
Il 29 marzo abbiamo invece scritto, commentando le parole di Peskov: “Ora è chiaro che le insistenze russe sulla sacrosanta denazificazione dell'Ucraina sono anche legate al fatto che i battaglioni nazisti (quello che ne rimane) sono sotto il diretto controllo della Cricca e non del cocainomane di Kiev. [...]. Certi conti vanno regolati per forza sul campo di battaglia”. Queste le nostre conclusioni: la questione ucraina, che rappresenta uno snodo fondamentale nella lotta ai globalisti e alle loro istituzioni sovranazionali, non è ancora chiusa dal punto di vista militare. Il cessate il fuoco di Pasqua, con le numerose violazioni da parte ucraina, ha dimostrato che le unità naziste vogliono boicottare qualsiasi iniziativa di pace, perché sanno che nei nuovi assetti geopolitici non ci sarà spazio per loro. Queste unità, se non potranno essere smantellate politicamente, dovranno essere distrutte militarmente. Sulla questione ucraina, USA e Russia si stanno dividendo il lavoro, con la prima che sostiene il peso maggiore, quello del fronte, mentre l’America interviene nel contesto occidentale.
L'esito dei negoziati di Istanbul tra Russia e Ucraina indica che parlare di pace è ancora prematuro. Non c'è solo il problema dei battaglioni nazisti fuori dal controllo del governo di Kiev, a cui abbiamo già fatto riferimento in passato, ma va considerato il contesto globale. La guerra in Ucraina rappresenta per la Cricca uno snodo fondamentale, in uno scenario complessivo da terza guerra mondiale, da intendersi però come "guerra di quinta generazione", combattuta cioè principalmente nello spazio informativo, con alcune eruzioni come "guerra cinetica" (appunto l'Ucraina, il Medio Oriente, la guerra globale "a bassa intensità" contro il terrorismo). La pace in Ucraina, a condizioni accettabili per la Russia vincitrice, significherebbe la capitolazione della Cricca in una sfida cruciale, la capitolazione dell'Europa e della NATO, lo snodo fondamentale di un mondo che cambia senza lasciare scampo al globalismo. Parlando dei vertici economici e politici, alla fine del percorso sarà in gioco la loro stessa esistenza fisica. Così, i nemici dell'umanità cercano di trascinare la guerra che li vede sconfitti il più a lungo possibile, contando sull'aiuto dei media per farla passare almeno come un "pareggio".
Queste le condizioni della capitolazione ucraina (e occidentale), pubblicate da Bloomberg:
- L'Ucraina deve adottare uno status neutrale, senza la presenza di truppe straniere o armi di distruzione di massa sul suo territorio.
- Kiev deve abbandonare le richieste di risarcimento a Mosca.
- L'Ucraina deve accettare la perdita della Crimea e di altre quattro regioni.
- Un cessate il fuoco sarà raggiunto solo dopo che l'Ucraina avrà ritirato le sue truppe da queste regioni.
- Tutte e cinque le regioni devono essere riconosciute come russe a livello internazionale.
A questo elenco vanno senz'altro aggiunte le clausole sulla denazificazione e, probabilmente, anche su un certo grado di demilitarizzazione. Queste condizioni saranno, a un certo punto, inevitabilmente accettate. Quando ciò avverrà, sarà uno dei segni più grandi della vittoria dei Patrioti.
Sembra essere in preparazione un'offensiva da parte russa che potrebbe dare il colpo di grazia al malandato e sguarnito esercito ucraino. I dati più affidabili parlano di almeno un milione di perdite tra le file ucraine, che inizialmente contavano circa seicentomila uomini. Quindi, da un punto di vista strettamente numerico, è come se le forze armate ucraine fossero state distrutte e ricostruite quasi due volte, in un paese che ha visto fuggire all'estero una parte consistente della popolazione maschile e che ha inoltre perso gli 8-9 milioni di abitanti dei territori liberati dalla Russia.
Elenchiamo i possibili motivi per i quali l'esercito ucraino ha finora evitato il completo collasso operativo:
- il supporto della NATO (armi, intelligence, addestramento) ha compensato significativamente il degrado, permettendo all'esercito ucraino di mantenere una capacità operativa, soprattutto in difesa.
- i mercenari stranieri hanno pure avuto un ruolo, seppure marginale: si tratta di poche decine di migliaia di uomini che combattono per denaro (e che quindi sono fortemente propensi a mantenersi in vita per poterlo spendere), ma comunque utili per tappare alcune "falle"
- inoltre, noi ipotizziamo che i battaglioni nazisti (come Azov) siano stati volutamente preservati dalla distuzione totale (minore impiego nel combattimento diretto), in modo da fungere come "nucleo tattico" e politico (continuazione delle ostilità a ogni costo)
Che qualcosa di grosso stia bollendo in pentola per quanto riguarda la crisi ucraina lo conferma, indirettamente, il generale Flynn. Egli è un grande esperto di guerra di quinta generazione (che è, essenzialmente, guerra psicologica) e, in un suo lungo post su X intitolato "Evitare la terza guerra mondiale", si esprime in termini apocalittici riguardo al recente attacco ucraino ai bombardieri nucleari russi e all'ecalation in corso.
"[...] le due più grandi superpotenze del mondo vengono manipolate da forze oscure, interne ed esterne al nostro governo, per arrivare a un importante scontro militare che nessun paese vuole e nessuna persona sana di mente vorrebbe mai."
"Durante quasi tutto il periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale, e certamente fin dalla fondazione della CIA nel 1947, queste forze oscure e non elette dell'establishment hanno agito per destabilizzare il mondo, portando morte, carestia, assassini, violenza, colpi di stato, rivolte, rivoluzioni e distruzione sul nostro pianeta. Attualmente, queste forze stanno lavorando per provocare la Russia in un conflitto militare di vasta portata --- e forse finale --- con l'Occidente."
"Questa provocazione ha molte forme. Più recentemente, riguarda l'attacco a sorpresa con droni all'arsenale strategico della Federazione Russa, che si dice abbia colpito 40 bombardieri, ovvero circa un terzo della flotta di bombardieri strategici russa. Poiché i bombardieri strategici russi e americani sono generalmente tenuti, per accordo, a essere visibili alla sorveglianza satellitare, mai prima d'ora nessuno aveva sferrato un attacco contro questi obiettivi visibili. Se i bombardieri russi possono essere attaccati impunemente, lo possono essere anche quelli americani. Con questa azione, il governo ucraino non ha solo indebolito la Russia, ma ha anche messo a repentaglio l'America. Pertanto, coloro che nel governo ucraino hanno ordinato questi attacchi si sono inimicati non solo la Russia, ma anche gli Stati Uniti."
"[...] ritengo che il deep state stia ora agendo al di fuori del controllo della leadership eletta della nostra nazione. Credo che queste persone [...] siano impegnate in uno sforzo deliberato per provocare la Russia a un confronto su larga scala con l'Occidente, compresi gli Stati Uniti."
"Esorto il Presidente Trump a fare immediatamente pulizia verso chiunque nel governo avesse avuto conoscenza dell'attacco ucraino contro i bombardieri strategici della Federazione Russa o vi avesse partecipato in qualsiasi modo, e ad andare oltre dichiarando immediatamente la fine di qualsiasi sostegno alla guerra in Ucraina. [...] Lo esorto a richiamare dall'Ucraina tutto il personale militare e governativo, sia palese che segreto. Lo esorto a rimuovere tutto questo personale e a farlo interrogare dall'FBI o dall'esercito per scoprire la loro possibile partecipazione ad attività militari non autorizzate. Qualsiasi americano che abbia aiutato o favorito gli attacchi in Ucraina dovrebbe essere indagato per violazione della legge americana e perseguito, se necessario."
"Credo inoltre che il Presidente Trump dovrebbe prendere le distanze da alcuni leader occidentali, come il Cancelliere tedesco Fred Merz, che hanno agito e parlato in modo irresponsabile riguardo alla guerra in Ucraina."
"Esorto il Presidente Trump a prendere le distanze anche dai guerrafondai del nostro governo, primo fra tutti il senatore statunitense Lindsay Graham. Chi ama le guerre combattute da altri non è amico dell'America e non ha alcun diritto di essere amico del Presidente."
Facciamo il punto sull’ultimo mese di guerra tra Russia e Ucraina. La provocazione, partorita in Occidente, dell’attacco terroristico ucraino ai bombardieri della triade nucleare russa non ha sortito alcun effetto, perché la Russia sa di essere coperta dall’alleanza con i Patrioti americani e del resto del mondo. Ogni provocazione della Cricca per provocare la guerra nucleare si rivela quindi, da ultimo, come una manifestazione di impotenza.
Per quanto riguarda il fronte di guerra vero e proprio, la Russia ha sfruttato le truppe che avevano liberato con successo la regione di Kursk per sferrare un attacco in territorio ucraino, più precisamente nella regione di Sumy, trasformando di fatto l’operazione ucraina a Kursk dello scorso agosto in un vero e proprio boomerang. Lo sfondamento nella regione di Sumy ha costretto l’esercito ucraino, già a corto di uomini, a sfilacciarsi ulteriormente, indebolendo altri settori del fronte per inviare unità e armamenti in loco.
Gli ucraini sembrano ormai allo stremo, mentre i russi avanzano lentamente (per scelta strategica) ma inesorabilmente: i guadagni territoriali russi ammontano a 556 kmq nel solo mese di giugno 2025. La regione di Lugansk è passata interamente sotto il controllo russo.
Con l’annuncio, da parte dell’amministrazione Trump, che le forniture di armi all’Ucraina si interromperanno dopo l’estate, la capitolazione degli ucraini e delle forze che li spalleggiano (UE e NATO) sembra solo una questione di tempo, tanto che Macron è stato costretto a sconfessare oltre tre anni di politica occidentale che mirava alla demonizzazione della Russia e del suo leader, prendendo l’iniziativa di telefonare a Putin, immaginiamo per tentare di trovare una via d’uscita che faccia almeno salvare la faccia agli europei. Dubitiamo che la manovra possa riuscire.
21 agosto 2025
Con una svolta piuttosto repentina, Trump e Putin si si sono incontrati il 15 agosto nella base militare di Elmendorf-Richardson di Anchorage, in Alaska. L’incontro era stato annunciato il 9 agosto. Si tratta di un luogo fortemente simbolico per le relazioni tra USA e Russia: l'Alaska fu infatti venduta dallo zar Alessandro II agli Stati Uniti nel 1867 (per evitare che cadesse in mani inglesi, perché la regione rappresentava allora una propaggine lontana e poco difendibile dell'Impero Russo) e fu il suggello di una lunga amicizia. La Russia era infatti intervenuta in maniera significativa nelle vicende della Rivoluzione Americana, dissuadendo militarmente l'Inghilterra, attraverso la "neutralità armata", dall'effettuare il blocco navale delle colonie americane e rifiutando di fornire truppe mercenarie per reprimere la ribellione. Durante la Guerra Civile, la Russia rimase ufficialmente neutrale, ma simpatizzò per il Nord, come fu sottolineato dalla visita, nel 1863, della flotta atlantica russa a New York e della flotta del Pacifico a San Francisco, probabilmente per prevenire l'intervento franco-britannico in favore dei Confederati. La scelta dell'Alaska come luogo dell'incontro segnala quindi il rinnovarsi dell'antica alleanza tra America e Russia, ma stavolta con legami assai più saldi e inscindibili. Per questo motivo, i globalisti sono andati fuori di testa all'annuncio.
https://x.com/WhiteHouse/status/1953945651857052106
Dopo il vertice con Putin, Trump ha postato su Truth Social la parola "Bela": potrebbe essersi trattato di un segnale di "via libera" destinato a qualcuno. Si vocifera infatti che Lukashenko abbia minacciato di intervenire in Ucraina se Zelensky non dovesse accettare le condizioni di USA e Russia. In Bielorussia stazionano anche oltre 100.000 soldati russi: l'Ucraina si troverebbe schiacciata in una morsa tra la Russia a est e la Bielorussia a nord e, visto lo stato pietoso del suo esercito, sarebbe spacciata. Ovviamente, si tratta solo di ipotesi, ma sta di fatto che, prima dell’incontro alla Casa Bianca tra Trump e i leader europei Zelensky, Starmer, Macron, Merz, Meloni Stubb, Rutte e von der Leyen, Dan Scavino ha postato il programma degli incontri con il “timestamp” 6:16, che indica il post Q#616: “Sottomissione completa”. Per la fine di agosto è previsto l’incontro trilaterale tra Trump, Putin e Zelensky. Verrà finalmente sancita la capitolazione della “vecchia guardia”?